«Il futuro è già qui, solo che non è equamente distribuito»

William Gibson

giovedì 4 gennaio 2018

Roma. Il bambino e i disagi della scrittura

Una recente ricerca Istat segnala che negli ultimi anni sono raddoppiate nella scuola italiana le certificazioni di disabilità, quadruplicati i DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento) ed enormemente aumentati i BES (Bisogni Educativi Speciali): in sostanza un bambino su quattro in una classe di scuola elementare italiana sarebbe portatore di un deficit più o meno grave e avrebbe diritto a un insegnante di sostegno o a un programma specifico.
Questi disagi sono particolarmente evidenti nell’apprendimento della scrittura: i docenti lamentano dilaganti problemi di disgrafia o comunque di incapacità di vergare con fluidità le lettere e le parole da parte di bambini privi di attenzione e disciplina, aggressivi verso i compagni e verso le maestre e i maestri. A questo punto sorge spontanea una riflessione: è sicuramente vero che molti bambini spesso hanno comportamenti apparentemente insensati e aggressivi, mancano di concentrazione, sono incapaci di seguire regole, sono disinteressati, sembrano inesorabilmente inadeguati e disadattati, ma tutto questo è riferibile sempre e solo a una patologia? Non si possono ricondurre questi comportamenti anche a una mancanza di strumenti pedagogici da parte delle famiglie e, conseguentemente, della scuola, che si trova a dover gestire bambini iperprotetti, maleducati, infelici, non amati o amati in modo sbagliato? Spesso il disagio e le difficoltà sono anche dovuti a una vera e propria disattenzione da parte degli adulti nei confronti della normale educazione alle regole, al rispetto, ma soprattutto all’autonomia verso cui dovrebbe essere naturalmente spinto il bambino. L’alienazione infantile dal gioco “naturale”, la corsa, il confronto con gli altri nelle piccole ludiche competizioni, l’uso inappropriato o non sviluppato della motricità fanno riflettere sul fatto che spesso le difficoltà emotive non appartengano a motivazioni neurologiche, ma prevalentemente a situazioni ambientali dove l’innaturalità della vita impedisce perfino il recupero di eventuali ritardi. Anche la scuola dovrebbe migliorare i suoi strumenti pedagogici per affrontare difficoltà che un tempo erano, almeno in parte, diminuite da un molto più rigido controllo sociale che impediva il dilagare di comportamenti inaccettabili come, per fare un esempio, il bullismo e imponeva regole condivise.
Nel convegno saranno affrontati non solo da pedagogisti, medici e psichiatri, ma anche da psicologi, grafologi, educatori della scrittura e docenti di scuola elementare, i problemi e le nuove possibilità operative che si possono aprire in un nuovo contesto pedagogico.

ROMA, 11 FEBBRAIO 2018
SCOUT CENTER
LARGO DELLO SCAUTISMO, 1 - ROMA

Segreteria organizzativa: Sabrina Trasolini, Laboratorio di Pedagogia sperimentale, Dipartimento di Scienze della Formazione, Università Roma Tre - lab.pedagogia.sperimentale@uniroma3.it; 06 57 33 96 37

Nessun commento: